JOEL & ETHAN COEN

1985 - Blood Simple - Sangue facile
1987 - Arizona Junior
1990 - Crocevia della morte
1996 - Fargo
1998 - Il grande Lebowski
2000 - Fratello, dove sei?
2001 - L'uomo che non c'era
2004 - Ladykillers
2007 - Non è un paese per vecchi (1° Parte)
2007 - Non è un paese per vecchi (2° Parte)
2008 - Burn After Reading - A prova di spia


In America, sul finire degli anni Ottanta, i re del cinema indipendente erano Joel e Ethan Coen, fratelli sceneggiatori, registi di fama riveriti e ricercati. Sospesi fra lo chic, il kitsch e il pop, sempre adrenalinici e ipercolorati, sono gli autori di pellicole scintillanti, nonché impeccabili fusioni fra lo "sporco" – che ha caratterizzato la prima parte della loro carriera – e il parodistico – che invece ha caratterizzato la seconda parte della loro carriera -. Spesso strizzando un occhio alla commedia musicale, si spingono fra il noir e la commedia, creando un cinema sulfureo popolato da volti come quelli di John Turturro e John Goodman. Mutano costantemente di registro, non solo fra film e film, ma anche all'interno della pellicola stessa che si tinge di quando in quando o di ombrose ossessioni o di involontario e ridicolo humour nero. Perfettamente in grado di controllare la macchina da presa, non sono mai ordinari, né banali, ma divertenti, tragici, ironici e manieristi, provando un piacere sadomasochista nell'affrontare archetipi cari al cinema hollywoodiano, riproponendoli parodiati, con uno stile visuale sempre superbo, di alta cinefilia e di puro piacere per il cinema, spiazzando lo spettatore fra diversioni, contraddizioni, dettagli, inquietudini e cose insignificanti (e sì, anche quelle). Hanno amato quei gangsters che si accendevano le sigarette dopo le esplosioni, hanno raccontato di partite di bowling filosofiche fra grandi tripponi e hanno descritto omicidi con una crudezza smisurata. Eppure quel loro modo di fare cinema che per gli anni Ottanta e Novanta era così rivoluzionario, ben presto è diventato "classico", realistico, misurato e pudico. Un processo che ha portato i due occhialuti fratelli con l'aria da secchioni a essere completamente integrati dal sistema Hollywood, ma anche a fare della loro messa in scena una strada che molti attuali ed emergenti registi indie seguono. Con un talento figurativo senza precedenti, hanno rappresentato la ferocia pur senza far indossare al cinema nessuna maschera mostruosa, perché l'assassino più pericoloso, non è il killer con il coltellaccio degli slasher movie, ma l'uomo comune, quello che magari ha gusto e intelligenza o, all'opposto, è particolarmente stupido. Comicità e grottesco che si fondono insieme in un risultato di alta classe: questo è lo stile dei fratelli Coen, autori di film memorabili per chi – come noi – ama il cinema sopra ogni cosa, ma un po' meno per il pubblico che a volte non sembra particolarmente sorpreso, coinvolto e affascinato da pellicole come Barton Fink, Fargo, L'uomo che non c'era e Ladykillers.
Sarà per la corrente alternata del ritmo filmico, per alcune volgarità che a volte non sono proprio degne di loro, sarà per i personaggi stereotipati eccessivamente o per la perdita di ogni logica che è la colonna portante del loro cinema, accompagnata dalla descrizione di un mondo dominato dall'avidità e dalla violenza, i crudi e duri Coen non piacciono a tutti. Anche se quel sapore di crepuscolare e accattivante, quel vago profumo d'europeo - più che americano - che si avverte nelle nostre narici ci solletica particolarmente.
Fratello maggiore del regista e sceneggiatore Ethan e figlio di un professore di economia alla University of Minnesota e di una professoressa di storia dell'arte della St. Cloud State University, a soli 10 anni si mette a stampare con il fratello un opuscolo di quattro pagine: THE SENTINEL che trattava solo di cinema e che aveva il costo di 2 cents. La passione per la messa in scena strabordava fin dall'infanzia. Ancora bambini, con i soldi risparmiati dai loro lavoretti, riescono ad acquistare una cinepresa Super-8 che sarà il loro primo vero occhio cinematografico. È proprio grazie al Super-8 che realizzano cortometraggi da loro stessi definiti «astratti e surrealisti», nonché rifacimenti amatoriali dei film visti alla tv come La preda nuda (1966) di Cornel Wilde e Tempesta su Washington (1962) di Otto Preminger. Alunno del Simon's Rock Early College – seguito passo per passo dal fratello –, Joel si iscrive alla New York Univerisity per studiare cinema e, proprio fra quei corridoi, all'inizio degli Anni Settanta, conoscerà future grandi personalità del cinema americano come i registi Sam Raimi e Scott Spiegel e gli attori Bruce Campbell, Holly Hunter, Kathy Bates e Frances McDormand, poi divenuti tutti membri del club Society for Creative Filmmaking. Raggiunta la laurea grazie al corto di 30 minuti Soundings – che narrava di una donna impegnata a fare sesso con il suo ragazzo, mentre verbalmente faceva fantasie sessuali sul migliore amico di questo, che invece ascoltava nell'altra stanza -, Joel comincia a lavorare come assistente e aiuto montatore di diversi film horror a basso costo, molto spesso di Raimi - come nel caso de La casa (1981) con il suddetto Campbell -.
Dopo il matrimonio con l'attrice Frances McDormand nel 1984, cui seguirà, oltre alla nascita di un figlio, anche l'adozione di Pedro, un bambino del Paraguay, Joel Coen capisce che non può lavorare senza suo fratello. Quindi i due cominciano una strettissima collaborazione gomito a gomito, partendo dalla stesura del soggetto e della sceneggiatura fino alla messa in scena. Ancora oggi è così: anche se Joel viene accreditato di solito come regista della pellicola, non esiste una distinzione netta fra i due, come è testimoniato dagli attori che interagiscono con entrambi i fratelli Coen per le indicazioni di scena. Per questo, Joel è conosciuto anche con il soprannome de "il regista a due teste", ma spesso sono anche autori del montaggio dei loro film, che firmano sotto lo pseudonimo di Roderick Jaynes. Grandi amici di Steve Buscemi, Jon Polito, John Goodman, John Turturro, George Clooney, Michael Badalucco, Charles Durning, Peter Stormare, Tony Shalhoub e Billy Bob Thornton, fanno di questa grande congrega di attori i loro interpreti feticcio. Il primo passo nella regia è per Blood Simple - Sangue facile (1984) con Frances McDormand e M. Emmet Walsh, che vincerà il Gran Premio della Giuria al Sundace Film Festival, un esordio non male. Ma Joel, aldilà del felice debutto registico, si improvvisa persino attore dilettante diretto dall'amico Raimi ne I due criminali più pazzi del mondo (1985), ancora con Bruce Campbell. Altra esperienza di questo genere la farà quello stesso anno sul set del divertente Spie come noi (1985).
Nel 1987, è la volta dell'anomalo Arizona Junior (1987) con Nicolas Cage, seguito dal più violento Crocevia della morte (1990) e dal loro più importante e sporco successo Barton Fink – È successo a Hollywood (1991) che otterrà sia la Palma d'Oro come miglior film sia quella per la miglior regia. Hollywood si accorge di loro: Paul Newman e Tim Robbins diventano i protagonisti del multicolorato e inconsueto Mister Hula Hoop (1994), mentre più successo avrà il thriller Fargo (1996) che li vedrà trionfare nuovamente a Cannes con una seconda Palma d'Oro per la regia, ma anche all'Academy con l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale, pur lasciandosi scappare quella per la miglior regia e per il miglior film dell'anno. Ma non si disperano perché una pioggia di nominations ai BAFTA cade su di loro, con tanto di premio David Lean per la regia che li consacrerà definitivamente due dei registi più amati in Europa.
Il capolavoro arriva nel 1998, quando raccontano le avventure di un reduce del movimento hippy che si trova invischiato in noir Anni Quaranta coi colori sgargianti e il gusto coreografico di un musical dei tempi d'oro. È arrivato Il grande Lebowski (1998): la summa della loro bravura. Si passerà poi all'omerico Fratello, dove sei? (2000), candidato sia agli Oscar che ai BAFTA per la miglior sceneggiatura con la quale affrontano l'odissea di tre evasi del Mississippi, ma anche alla fotografia in bianco e nero del simil-noir L'uomo che non c'era (2001) che farà loro vincere la terza Palma d'Oro per la regia e il David di Donatello per il miglior film straniero. Il tutto prima di arrivare a quella che è forse la loro commedia più sofisticata, remore del retaggio Katherine Hepburn e Spencer Tracy (o Cary Grant) con Prima ti sposo, poi ti rovino (2003).
Accanto al lavoro come registi e sceneggiatori, i Coen da sempre sono produttori dei loro stessi film, ma anche di opere dirette o con i loro amici come Babbo Bastardo e il bellissimo musical italo-americano Romance & Cigarettes (2005) con Susan Sarandon e Christopher Walken. Dopo il grande insuccesso di Ladykillers (2004) con Tom Hanks, - rifacimento de La signora omicidi – prediligono piccoli progetti come nel caso di Paris, je t'aime (2006, nel quale interagiscono perfino con Gérard Depardieu) con il corto Tuileries e il corto World Cinema appartenente all'opera multimanuale A ciascuno il suo cinema, dove hanno collaborato con Jane Campion, Michael Cimino, David Cronenberg, Manoel de Oliveira, Takeshi Kitano, Lars von Trier, Wim Wenders, Wong Kar-Wai, Zhang Yimou, David Lynch, Nanni Moretti, Roman Polanski e Théo Angelopulos.
Ritornano, ritrovando la loro creatività e la classe dei loro primi capolavori con la trasposizione dell'omonimo romanzo di Cormac McCarthy Non è un paese per vecchi (2007), conquistandosi un Golden Globe per la loro migliore sceneggiatura, e con Burn After Reading (2008) con Brad Pitt e John Malkovich, anche se è soprattutto con il primo titolo – che racconta la storia di un uomo che trova in una zona desertica un camioncino con un carico di eroina e una valigetta con due milioni di dollari, scatenando una serie di reazioni a catena che lo faranno preda di un pericoloso inseguitore – a confermare un'estrema coerenza con la scelta di narrare i mutamenti di questo nostro mondo. Intelligente, brillante, geniale, innegabilmente diverso ogni volta che posa il suo occhio sul mirino della cinepresa e straordinariamente originale, convince quasi sempre. La sua messa in scena è fin troppo perfetta e se non fosse per le venture bizzarre che scorrono come vasi sanguigni pompando personaggi fortemente caratterizzati nei suoi film quella sua misura nei tocchi, quel suo estremismo e quella sua veridicità verrebbe sicuramente meno. È nell'eccesso che Coen mostra la verosimiglianza con la realtà, nella narrazione di un mondo che è in salute e normalissimamente spietato. Sono i primi della classe, senza dubbio. "Indiscussi campioni di categoria nella commedia nera" (Roberto Nepoti), sono impeccabili e incontestabilmente griffati. Per questo non si perdona loro un errore.


Ethan Coen ha il volto ancora giovane di un comune ragazzo timido e impacciato, ma come nei migliori film, questo occhialuto ragazzo nasconde una fervida immaginazione, un mondo eccentrico dove pellicole e realtà si confondono, in maniera sempre meno monotona e noiosa. In simbiotica complicità con il fratello Joel, Ethan è la mano e l'occhio che danno carne e volto agli intrighi squallidi che sono ambientati nei loro film, definendo quello che è descritto come "lo stile Coen": primissimi piani sui corpi del reato, macchina da presa che si muove rasoterra, allucinazioni visive, scenografie sghembe. Fresco delle lezioni di scrittura ispirate ai noir di Raymond Chandler e Dashiell Hammett, utilizza la loro letteratura come escamotage per scatenare esplosioni di violenza ai limiti del pulp, talmente assurde e gratuite da sfociare nel tragicomico kafkiano. Denso di humour nero, Ethan è la seconda testa del fratello Joel che, in ben 20 anni di carriera, ha ottenuto premi e successi grazie alla scrittura di commedie (Fratello, dove sei?) e thriller fumosi (L'uomo che non c'era), a volte miscelandoli (Il grande Lebowski). I due fratelli sono come siamesi: difficile, veramente difficile capire chi fra i due effettivamente scriva, diriga e produca, anche se formalmente Joel appare sempre come regista e Ethan come produttore e sceneggiatore. Eppure entrambi lavorano come montatori sotto il falso nome di Roderick Jaynes. Quindi, a noi spettatori, non rimane altro che smettere di chiederci chi ha fatto cosa e limitarci a guardare il prodotto, costituito da: umorismo asciutto, ironia acuta, un impianto visivo scandalosamente di gusto, dialoghi insolitamente loquaci o a volte assolutamente laconici. E poi ancora le descrizioni di città, stati e regioni americane che diventano componenti integranti, quasi protagonisti, delle loro pellicole: da una distintiva Arizona fino alla caotica e burrosa Los Angeles, dall'intellettuale e incasinata New York fino alle contee polverose del Texas e del New Mexico, fotografate con lenti grandangolari o disegnate in storyboard che contengono completamente il film.
Frastornanti, volutamente dilatati, debordanti e slabbrati, con immagini iperrealistiche ed eccessive e ritmi esplosivi che puntano al grottesco e alla parodia, i Coen, e in particolare Ethan, ci narrano della casualità ingovernabile della violenza disegnandola, a tratti, come incantevole e divertente. Dai vagabondaggi - dal Mississippi all'America della Grande Depressione - di un George Clooney che assomiglia a Clark Gable e che si impiglia in gag e sermoni, alle schermaglie, le battute, il brio, la comicità e la malignità di un avvocato e di una Ivana Trump per necessità (e lavoro) e dell'avvocato che la incastra. Urticanti e inquietanti, adoriamo il loro modo di narrarci le corse nei luoghi degradati, le cavalcate nella vita misera e gli incontri intrisi di quel senso di fatalismo che dominano i vecchi noir o le sophisticated comedy dell'epoca d'oro dello Studio System.
Fratello minore di Joel Coen, figlio di un economista e professore universitario ebreo della University of Minnesota e di un'insegnante di storia dell'arte della St. Cloud State University, quando era bambino, assieme al fratello, compra una Vivitar Super-8 camera, con la quale cercano di rifare i film che vedevano in televisione, assieme al loro vicino di casa Mark Zimering. Prima creazione è per l'appunto Zeimers in Zambia, ispirato largamente al film del 1966 di Cornel Wilde La preda nuda. Con l'adolescenza Ethan segue il cammino di suo fratello, iscrivendosi al suo stesso liceo, quello di Simon's Rock College nel Massachusetts, ma poi una volta diplomato preferirà studiare filosofia nella prestigiosa università di Princeton.
Ma di separarsi anche nel mondo del lavoro non ne vogliono proprio sapere, così, mettendo insieme la loro passione comune per il cinema, i due firmano la loro opera prima: Blood Simple – Sangue facile (1984) con Frances McDormand (che poi diventerà la moglie di Joel e quindi la cognata di Ethan) e M. Emmet Walsh. Entrato in contatto con il regista Sam Raimi e con l'attore Bruce Campbell – grazie al fratello che con i due studiava a New York – firma per lui la sceneggiatura de I due criminali più pazzi del mondo (1985), proprio con Campbell come attore, ma che si avvaleva di un piccolo ruolo da attore persino per lui.
Diventato grande amico di Steve Buscemi, Jon Polito, John Godoman, John Turturro, George Clooney, Michael Badalucco, Charles Durning, Peter Stormare, Tony Shalhoub e Billy Bob Thornton, Ethan (e quindi anche i Coen) crea una ristretta cerchia "familiare" attorno a sé, che gli permetterà anche nel futuro di lavorare ai propri progetti audio-visivi con più facilità: dal comico Arizona Junior con Nicolas Cage (1987) al gangsteristico Crocevia della morte (1990), da Barton Fink – È successo a Hollywood fino a Mister Hula Hoop (1994) con Tim Robbins e Paul Newman.
Sposato con la montatrice Trincia Cooke il 2 ottobre 1993, Ethan vince l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale con Fargo (1996), sfiorando anche la statuetta per il miglior film. Plurinominato ai Golden Globe e ai BAFTA, nel 1998 mette a segno il grande colpo mescolando abilmente generi, ironia e nostalgia in un eccentrico elogio dell'indolenza e della lentezza ne Il grande Lebowski. Storia di noir e di bowling come filosofia di vita, di Drugo Lebowski, interpretato da un magnifico Jeff Bridges, che diventa un'icona per tutti quelli che credono ancora nella resistenza all'idiozia del Sistema. Poi, dopo questo capolavoro, firma la sceneggiatura de Lo spezzaossa (1998), passando alla pubblicazione di una collezione di racconti dal titolo "Gates of Eden".
Con Fratello, dove sei? (2000), liberamente tratto dall'Odissea di Omero, Ethan riceve una candidatura all'Oscar e ai BAFTA per la miglior sceneggiatura non originale, così come similmente accadrà per L'uomo che non c'era (2001). Anche produttore, non finanzierà solo i suoi film – e naturalmente quelli del fratello -, ma anche commedie di amici come Babbo bastardo (2003) e Romance & Cigarettes (2005) con Susan Sarandon e Christopher Walken.
Nel 2004, perde un po' l'orientamento con Ladykillers (2004) remake de La signora omicidi che annoverava fra i protagonisti Tom Hanks in un ruolo che fu di Alec Guinness. È forse il momento di una pausa? Decidono di collaborare con altri registi, fra cui Jean-Luc Godard, nella pellicola collettiva, Paris, je t'aime (2006), rifacendo la stessa esperienza con il documentario mosaico A ciascuno il suo cinema (2007), emergendo nel gotha del cinema mondiale: David Cronenberg, Jane Campion, Michael Cimino, Lars von Trier, Wim Wenders, Manoel de Oliveira, Takeshi Kitano, Nanni Moretti, Zhang Yimou, Roman Polanski, Théo Angelopulos e Wong Kar-wai.
Ruggiranno ancora con un altro capolavoro Non è un paese per vecchi (2007) thriller di qualità e profondamente morale con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin e Woody Harrelson, rinnovandosi per creatività e armonia e vincendo meritatamente il Golden Globe per la migliore sceneggiatura e il BAFTA per la miglior regia, ma promettendo di tornare a temi più leggeri con Burn After Reading (2008) con Brad Pitt e John Malkovich. Con una simile alterazione di generi, così mitizzanti e demistificanti, estetizzanti e crudeli, i Coen non possono che apparire ribollenti, tumultuosi, barocchi, immersi in quel romanticismo nero che oggi va molto di moda. Ti sanno raccontare un mondo in cui non hai messo piede, una terra, l'America, popolata da fanatismi, razzismi e reazionari, dal Ku Klux Klan ai contadini disperati, dagli usurai alle fattorie, colpendo sempre profondamente e dolorosamente lo stato di coscienza visivo dello spettatore che guarda, assimila e pensa. Siamo di fronte a una perfetta commisura fra i western di John Ford e il sesso trasudato dei divi hollywodiani, fra le gag visive e sonore alle storie alla Preston Sturges, dal cinema Anni Quaranta sospeso tra Frank Capra e Orson Welles, fino alla parlantina svelta di Katherine Hepburn che soggiace fra le braccia di Cary Grant. Perfetti. Senso dell'umorismo, gusto retrò, attori diretti in una maniera eccelsa, raffinati intrecci di citazioni, moralità scoraggiate e gran divertimento.